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Francesca da Rimini di R. Zandonai   Proiezione dell’opera lirica, MET 1984 
con  Renata Scotto e Placido Domingo 
 

Pellico 200 e Francesca d'Italia
Il poeta patriota 
E l’eroina della Libertà 
Cimeli in mostra nel bicentenario della edizione della tragedia di  Silvio Pellico 

 

Francesca al Cinema
Proiezione di film storici 1907 - 1949 

 

E 'L MODO ANCOR M'OFFENDE
Storie di donne offese dalla violenza. 
Pièce di teatro civile 
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GIORNATE INTERNAZIONALI FRANCESCA DA RIMINI

X edizione

Gradara, Rocca Malatestiana, agosto-settembre 2018

Milano, Museo Poldi Pezzoli, 27 novembre

 

PELLICO '200 E FRANCESCA D'ITALIA

Il poeta patriota e l’eroina della Libertà.

Cimeli in mostra nel bicentenario della prima edizione della tragedia Francesca da Rimini di Silvio Pellico
 

a cura di Ferruccio Farina
In collaborazione con Museo Biblioteca dell’Attore, Genova
 

Gradara, Palazzo Rubini Vesin, 15 settembre – 7 ottobre

10,30 – 12,30 | 16,30 – 18,30 | tutti i giorni

Aperta al pubblico, ingresso libero

 

Nel 1814, quando il venticinquenne Silvio Pellico si accingeva a scrivere la sua Francesca da Rimini, mai avrebbe immaginato che quella sua fatica letteraria sarebbe diventata la tragedia più amata e più rappresentata per quasi un secolo a venire con straordinario successo internazionale.

Una Francesca che aveva costruito ricolma di pudore, d’amor filiale e di fedeltà, profondamente diversa dalla peccatrice lussuriosa dei versi danteschi. Che mai peccò e che mai baciò il giovane di cui era innamorata.

Certo, anche in lei, la passione e l’istinto erano forti, ma le virtù e le regole della pudicizia erano invalicabili e le pulsioni andavano respinte con fermo coraggio. Personaggio ideale per rappresentare la nobiltà d’animo di chi, vittima di inganni nell’esigenza più intima dell’amore, risponde all’ingiustizia, molto romanticamente, con la morte.

Tre sono le istanze che la tragedia propone. Due riguardano il diritto alla libertà del più naturale dei sentimenti: il matrimonio deve essere una libera scelta e l’amore non deve uccidere.

Chiara è anche la metafora suggerita agli italiani che si apprestavano a lottare per l’indipendenza: Francesca è l’Italia, schiava delle oppressioni e delle ingiustizie. Solo con la forza della passione, l’onore e l’eroismo che non teme la morte, può liberarsi delle catene del servaggio straniero.

Francesca da Rimini, tragedia in cinque atti di Pellico, fu rappresentata per la prima volta al teatro Re di Milano il 18 agosto 1815 da Carlotta Marchionni (Francesca), da Luigi Domeniconi (Paolo il bello). Ebbe un successo immediato che si accentuò dal marzo 1818 all’apparire dell’edizione a stampa curata da Lodovico Di Breme. E che assunse dimensioni europee dopo che Pellico, condannato a morte per cospirazione segreta nel 1822, soffrì la dura prigionia allo Spielberg fino alla grazia che ottenne nel 1830. Le edizioni a stampa della tragedia che si susseguirono dal 1818 al 1850 furono più di sessanta, tantissime per i tempi, per diventare nella seconda metà dell’Ottocento un successo editoriale incommensurabile, con traduzioni in francese (dal 1822), in tedesco (dal 1835) e in inglese (dal 1837).

Una sorta di monopolio letterario e teatrale, quello del poeta-patriota, che restò saldo fino al dicembre 1901, quando Gabriele d’Annunzio, altro poeta-patriota, portò alla luce un’altra grande Francesca che, dall’eroina ‘pura e fedele’, raccolse il testimone per affermare, nel secolo a venire, nuove libertà d’amore e di passione.

L’esposizione PELLICO 200 E FRANCESCA D’ITALIA, attraverso sessanta preziosi documenti d’epoca, ripercorre le tappe del successo dell’opera e dei personaggi che l’hanno accompagnata al successo.

 

 

Info:

Gradara Innova | info@gradarainnova.it | +39 0541 964673 | +39 331 1520659

www.francescadarimini.it | info@francescadarimini.it |

 

L’immagine guida delle Giornate 2018 è una libera elaborazione da

Gaetano Previati, Paolo e Francesca, c. 1887.

Bergamo, Fondazione Accademia Carrara

 

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